Ogni giorno siamo chiamati a prendere piccole, grandi decisioni: scegliere se girare a destra o sinistra, quale strada imboccare per andare a lavoro o ancor più, prendere decisioni certamente più complesse come comprare una casa o una macchina. Qualsiasi sia la nostra decisione, in quel preciso istante, un consistente flusso di informazioni ci porta a focalizzarci su alternative di scelta per individuare le più opportune.
Il processo decisionale o decision making è un processo multi-componenziale, che coinvolge diverse strutture cognitive responsabili della valutazione e interpretazione degli eventi, così da permettere all’attore di scegliere tra le alternative. (von Winterfeld& Edwards, 1986).
Tuttavia spesso accade che il processo decisionale non sempre segua una direzione univoca e “sicura”. Infatti, prendere una decisione può avvenire sia in modo ponderato e controllato che in modo automatico, senza il controllo da parte del soggetto.
I due tipi di pensiero, uno automatico, l’altro riflessivo, richiedono strategie di elaborazione diverse. Le scelte ponderate, presumono il confronto tra situazioni diverse, creazione di ipotesi e strategie; quelle automatiche, utilizzate spesso in contesti noti o in cui si è particolarmente sotto pressione, adottano schemi di comportamento appresi e già conosciuti; comportamenti carichi di emozioni perché determinati da sensazioni corporee, difficilmente controllabili volontariamente.
Diversi studi empirici hanno definito che la maggior parte delle decisioni che prendiamo ogni giorno, comprese quelle finanziarie, sono influenzate da scorciatoie mentali che possono comunque confondere il cervello in una serie di errori di ragionamento e di valutazione che prendono il nome di bias cognitivi.
Questo termine forse farà impressione e vi farà pensare a qualcosa di cui liberarsi a tutti i costi. È possibile eludere questi bias cognitivi? La risposta è no. Per tutti gli esseri dotati di cervello i bias fanno parte del pacchetto e riguardano tutti, ma proprio tutti.
C’è di buono che non tutti gli errori che commettiamo quando prendiamo una decisione sono negativi. Ma soprattutto, gli errori possono essere opportunità di miglioramento?
Nella cultura italiana l’avversione al rischio, agli sbagli è strettamente legata alla paura di commettere errori, una paura dell’errore che fin da piccoli ci è stata inculcata come qualcosa da evitare ma che si contrappone a quella che Gerd Gigerenzer, chiama “cultura dell’errore, ovvero una cultura in cui sia possibile ammettere apertamente di avere sbagliato, così da imparare dai propri errori ed evitare di ricaderci in futuro”.
Nella mia esperienza professionale di ballerino e docente, quante volte è capitato di confrontarmi con i ragazzi che ho formato e con la loro paura di sbagliare un passo o dimenticare una coreografia. Ma è quanto di più umano possa accadere. Basta fermarsi e ricominciare. E’ quello che ho imparato in contesti manageriali, dove ho potuto guardare alla “cultura dell’errore” scoprendo lo Hansei (l’auto-riflessione) un concetto centrale nella cultura giapponese a cui anche l’Italia ha finalmente imparato a guardare con curiosità. Si tratta di riuscire a trarre un insegnamento dai propri errori al fine di evitarli e ottenere il massimo da quest'esperienza negativa.
Molte Aziende adottano ormai tale stile di management organizzando, per i propri dipendenti, veri e propri workshop che rappresentano un momento di riflessione consapevole, durante il quale si cerca di capire se si stanno raggiungendo gli obiettivi prefissati e come fare per migliorare.
Lo Hansei è infatti una filosofia che stimola alla collaborazione, il miglioramento continuo e dove tutte le esperienze, belle o brutte, diventano doni per crescere.
E inserire la pratica dell’Hansei nella propria quotidianità, e non solo in un contesto professionale, è un’opportunità per scegliere di migliorarsi, un motore motivazionale di risveglio delle proprie aree e di miglioramento per far nascere intuizioni, soluzioni e spunti anche laddove ci si può imbattere in problemi più importanti; un percorso racchiuso in 5 punti:
- RIFLESSIONE
trovare il tempo giusto per riflettere sulla propria esperienza
- RICONOSCIMENTO
definire il tipo di errore commesso
- RESPONSABILITÀ
per acquisire coscienza delle proprie responsabilità
- PROMESSA
per prendere l’impegno di non ripetere l’errore, allenarsi a trovare risposte e soluzioni
- SCELTA
scegliere azioni nuove per migliorarsi, affrontare nuove idee e migliorarsi
Perché ognuno di noi ha la chiave dentro di sé per accendere un intero mondo di apprendimento e di crescita dove anche gli errori sono il miglior insegnamento che potremmo mai avere e che saprà avvicinarci sempre di più ai nostri obiettivi.